Facile a dirsi, meno semplice a farsi. Eppure, pensare a partire dalla fine è fondamentale per raggiungere il massimo dell’efficacia nel lavoro come nella vita di tutti i giorni.
Continua il nostro viaggio tra le “Seven habits of highly effective people” di Stephan Covey, best-seller pubblicato nel 1990 che propone un percorso per la crescita personale per diventare più efficienti in ogni aspetto della propria vita. Le “Seven habits” di Covey sono delle indicazioni semplici, da applicare nella vita di ogni giorno. Il successo del libro deriva proprio da questo: pur essendo pensato per il management, il percorso di Covey è utile per tutti coloro che vogliano migliorare la propria efficienza nella vita quotidiana, dalla gestione della propria famiglia a quella di un’azienda.
La seconda abitudine, “comincia pensando alla fine”, si lega strettamente alla prima, “Be proactive”, e fa parte del gruppo costituito dalle prime tre abitudini, che delinea la strada per rendersi indipendenti dal caso e dagli altri.
Al cinema e in letteratura sono stati fatti diversi tentativi di raccontare la capacità di prevedere il futuro e di agire nel presente in modo da cambiarlo o semplicemente influenzarlo. Viene in mente, tra i titoli più recenti, il film Next di Lee Tamahor, ispirato al romanzo di Philip K.Dick The golden man, dove il protagonista, Cris Johnson spiega: «Ecco qual è il problema col futuro, ogni volta che lo guardi cambia, perché lo hai guardato, e questo cambia tutto il resto». Quello che aveva in mente Stephen Covey è un’idea di più immediata applicazione. Senza scomodare, infatti, la capacità di prevedere il futuro, Covey ci spiega che bisogna sempre “begin with the end in your mind”, ovvero “cominciare avendo sempre la fine in mente”. Un concetto, questo, che può essere interpretato come un suggerimento a vivere sapendo che ci sarà una fine, e che, visto che nessuno sa quando questa fine arriverà, è bene dedicare attenzione alle cose davvero importanti, stabilendo delle priorità, per non disperdere energie e tempo in cose futili. Se questo può valere come filosofia di vita, nell’attività pratica di un manager o nella gestione della vita quotidiana, cominciare pensando alla fine significa sapere quale direzione intraprendere, rafforzando, in questo modo, la propria leadership e migliorando la capacità di raggiungere i propri obiettivi. Ogni decisione, infatti, implica una scelta, e ogni scelta implica che si preferisce seguire un’opzione scartandone altre. In genere, le possibilità tra cui scegliere sono tante: come si fa a sapere qual è quella giusta? Non esiste una risposta universale, ma è tutto relativo, perché dipende dall’obiettivo che si deve raggiungere. Per questo, per avere successo, bisogna focalizzare l’attenzione sul risultato desiderato e concentrarsi sulle attività che contribuiscono a raggiungere quello scopo.
Per poter pensare cominciando alla fine è fondamentale la capacità di immaginare nella nostra mente ciò che ancora non è accaduto. Non si tratta di inventare nulla, né di lavorare di fantasia. Immaginare che cosa può accadere in merito alla propria attività, presuppone infatti una conoscenza approfondita di tutte le opzioni in campo, delle possibili conseguenze, delle proprie esigenze. Fondamentale è anche avere ben chiaro anche i principi a cui ci si ispira, gli orientamenti personali, i codici morali entro cui ci possiamo sentire pienamente realizzati. Per Covey, le cose avvengono due volte. Prima nella nostra mente, poi, di conseguenza nella realtà. Chi fa senza pensare, rischia di restare in balia degli altri o di affidarsi al caso. E qui c’è il collegamento alla prima abitudine, “Be proactive”: per essere indipendenti ed artefici del proprio destino, bisogna avere in mente dove si vuole arrivare e un disegno di come fare per raggiungere l’obiettivo. Se non si fa nulla di questo, allora autorizziamo altre persone e circostanze a dare forma a noi e alla nostra vita. Intraprendere qualcosa con bene in mente la fine significa iniziare ogni giorno, ogni attività o progetto con una visione ben precisa di dove si vuole arrivare, e poi proseguire proattivamente, senza aspettare che accada qualcosa che ci permetta di realizzare quegli obbiettivi. Una filosofia di vita, dunque, prima ancora che un suggerimento per i professionisti del management, quella che, con poche e semplici parole, Covey delinea quale seconda regola delle sue Seven habits. Un’indicazione che è strettamente connessa con la prima, “Be proactive”, ma è altrettanto collegata con la terza abitudine, “Put first things first”.