E’ quest’ultimo l’approccio vincente, quello delle persone altamente efficienti e di successo, secondo Stephen Covey.
La quarta regola, “pensa win-win”, nella terminologia, richiama la teoria dei giochi, ramo della matematica che studia le situazioni competitive.
L’idea di fondo è che ogni azione nella vita quotidiana, non solo nel lavoro, sia un “gioco”, ovvero un confronto, in cui due o più parti, che hanno un obiettivo da raggiungere, devono confrontarsi per raggiungere il proprio scopo. L’atteggiamento più comune è che ciascuno punti alla vittoria, ovvero a raggiungere il massimo obiettivo. Interagire però è come essere su una bilancia: se uno sale, l’altro scende, ovvero se uno vince, l’altro perde. L’attitudine comune è di pensare che debba funzionare così. Covey ci dice il contrario, ovvero che è meglio che la bilancia resti in equilibrio.
Sembra un controsenso: come si può avere successo se, in un’interazione, tutti vincono?
Facciamo un esempio pratico. Prendiamo due amici che si incontrano per passare la serata fuori. Uno vuole andare al cinema ed ha già cenato, l’altro odia il cinema e vorrebbe andare in pizzeria. Una situazione comune, probabilmente sarà capitata a tutti, e che rappresenta un caso di “gioco” o conflitto.
L’approccio win-lose ci direbbe di insistere e fare di tutto per arrivare al risultato: nella migliore delle ipotesi, uno dei due prevale, lasciando l’altro insoddisfatto; nella peggiore, ognuno va per la sua strada e passa la serata dove vuole ma da solo. Non solo. E’ presumibile che i due amici continueranno a frequentarsi, ma chi ha perso tenderà ad evitare di trovarsi nella stessa situazione, magari rinunciando del tutto a passare la serata in compagnia dell’altro.
Possiamo ancora dire che la vittoria di chi è riuscito a passare la serata dove desiderava è davvero una vittoria? Probabilmente no. La vera vittoria sarebbe stata trovare un accordo, mediare tra i due desideri per arrivare ad un compromesso. E’ vero, nessuno avrebbe raggiunto pienamente il suo scopo, ma avrebbero passato la serata insieme, senza risentimento, e questo avrebbe giovato anche al rapporto tra i due.
E’ un esempio semplice, ma, in sintesi, è quello che Covey intende con “pensare win-win”: si possono raggiungere molti più obiettivi se impariamo a collaborare con gli altri. In caso di conflitti, bisogna imparare a cercare una soluzione che sia equa per tutti, senza creare malcontento o lasciare “feriti” sul campo.
Non è semplice, ma per Covey questa è una delle capacità principali di un leader ed è anche la base del lavoro di squadra.
Come si mette in pratica il pensiero win-win?
I suggerimenti di Covey sono:
Insomma, dopo averci spiegato come diventare indipendenti dal caso e padroni del nostro tempo e della nostra vita, per diventare persone altamente efficienti, nella vita di tutti i giorni e sul lavoro, Covey ci dice di pensare non egoisticamente solo al nostro benessere, ma in termini di vantaggio reciproco.
Con “pensare win-win” siamo passati dalle regole dell’indipendenza a quelle dell’interdipendenza. La successiva, che analizzeremo la prossima volta, è “cercare prima di capire, poi di essere capito”.